HERE COMES SPRINGTIME DINO BETTI VAN DER NOOT
1 Eterni sono gli atti d’amore (Acts of Love Are Forever)* 5:56
2 Just The Way We Live Tonight 6:09
3 October’s Dream/Caro Arrigo (Dear Arrigo)/October’s Dream 6:55
4 Here Comes Springtime 10:50
5 So Far Away from You 9:21
Total playing time 39:11
All selections are composed, arranged and conducted by Dino Betti van der Noot.
Jacket Artwork by Titti Fabiani.
The Improvisers. Franco Ambrosetti, Luca Bonvini, Rudy Brass, Bob Cunningham, Mitchel Forman, Donald Harrison, Hugo Heredia, Gianluigi Trovesi.
The Orchestra. Rudy Brass, Franco Ambrosetti, Mike Burke, Nerino Spampinato, Luigi Tisserant, trumpets & flugelhorns; Luca Bonvini, Rodolfo Meledandri, Ron Burton, Claudio Nisi, trombones; Hugo Heredia, Donald Harrison, Gianluigi Trovesi, Leandro Prete, Peppino De Mico, Sergio Rigon, reeds & flutes; Mitchel Forman, Steinway grand piano; Luca Perreca, cello; Gianni Farè, vibes; Bob Cunningham, acoustic bass; Daniel Humair, drums; Luis Agudo, percussion; Linda Wesley, vocal (* only).
Milan, 1985.
There are some musicians whose instrument is the orchestra. They hear multiple voices, textures, harmonic designs. And if they are jazz composers, they hear the sweet and pungent tension between the orchestra and the improvising soloist. If, moreover, they are composers interested in more than self-gratification, they hear, as they write, particular players so that the ultimate scores reflect a range of individual personalities, each of them telling their own stories as well as that of the composer.
Dino Betti van der Noot is an easeful, authoritative writer for jazz orchestra. Everything is in place, the right place. There is no straining for effect, no pompous flourishes. Indeed, there is a natural grace in the way his melodies develop, as well as in the evident joy he takes in mixing colors and dynamics. He’s not out to prove how trendy he is or “serious” he is. He just loves to play the orchestra, to give pleasure, to take pleasure. His further aim is to create music that appeals both to experienced jazz listener and to people who don’t listen in categories but rather turn to whatever pleases them. He succeeds, as few are able to, in reaching the wider audience without diluting the jazz in his work, without watering it into “fusion”.
Both in its parts and as a probing multi-dimensional whole, this orchestral set by Dino Betti van der Noot is a personal memoir of times, places and internal sea changes while also being an act of collective story-telling by an orchestra of international jazz players who add their own memories, desires and anticipations to those of the composer. And, since the music does not try to be part of any current trend, it will last beyond current trends.
Nat Hentoff
Ci sono musicisti il cui strumento è l’orchestra. Essi sentono suoni molteplici, strutture, sviluppi armonici. E, se sono compositori jazz, sentono la tensione dolce e pungente fra l’orchestra e il solista che improvvisa. Se, inoltre, sono compositori interessati in qualcosa che vada oltre l’autogratificazione, essi sentono, mentre scrivono, il suono di particolari esecutori, in modo che le partiture definitive riflettono una gamma di personalità individuali, ognuna delle quali racconta la sua propria storia insieme con quella del compositore.
Dino Betti van der Noot è un sereno, autorevole compositore per orchestra jazz. Ogni cosa è al suo posto, il posto giusto. Non c’è ricerca dell’effetto, niente fioriture pompose. In realtà, c’è una grazia naturale nel modo in cui le sue melodie si sviluppano, come nella gioia evidente che prova nel mescolare colori e dinamiche. Non vuole dimostrare di essere alla moda, o di essere “serio”. Ama semplicemente far suonare l’orchestra, dare piacere, prenderne piacere. Un suo obiettivo ulteriore è quello di creare una musica che attragga sia i più esperti ascoltatori di jazz sia coloro che non ascoltano secondo categorie musicali, ma piuttosto quello che semplicemente piace loro. Egli riesce, come pochi sanno fare, a raggiungere un pubblico più ampio senza diluire i contenuti jazzistici del suo lavoro, senza annacquarli nella “fusion”.
Sia nelle sue parti sia come insieme che esplora diverse dimensioni, questa raccolta orchestrale di Dino Betti van der Noot è basata su ricordi personali di momenti, luoghi e maree interiori, ed è anche un atto di racconto collettivo di un’orchestra di musicisti jazz internazionali che aggiungono i loro propri ricordi, desideri e speranze a quelli del compositore. E, dato che questa musica non cerca di essere parte di una qualsiasi moda attuale, essa durerà al di là delle mode attuali.
Nat Hentoff